venerdì 18 luglio 2014

Lo Psicoterapeuta e la Psicoterapia





Chi è lo Psicoterapeuta?
Lo psicoterapeuta è il professionista psicologo, o anche medico, che ha conseguito una specifica formazione professionale di durata almeno quadriennale, presso scuole pubbliche o private riconosciute. L'abilitazione all'esercizio della psicoterapia avviene ai sensi dell'art. 3 della Legge 18 febbraio 1989 n.56. Tuttavia in fase di prima applicazione della Legge è avvenuta anche ai sensi dell'art. 35 della medesima.

Definizione di Psicoterapeuta
La legge 56/89, oltre a definire - all'art. 1 - la professione di psicologo, indica anche - all'art. 3 - i requisiti per l'esercizio dell'attività psicoterapeutica: "L'esercizio dell'attività psicoterapeutica è subordinato ad una specifica formazione professionale, da acquisirsi, dopo il conseguimento della laurea in psicologia o in medicina e chirurgia, mediante corsi di specializzazione almeno quadriennali che prevedano adeguata formazione e addestramento in psicoterapia, attivati ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1982, n. 162, presso scuole di specializzazione universitaria o presso istituti a tal fine riconosciuti con le procedure di cui all'art. 3 del citato decreto del Presidente della Repubblica."

Possiamo sostenere che la psicoterapia esiste allo stato naturale delle relazioni umane, per esempio quando in una situazione di sofferenza, sperimentiamo il beneficio della vicinanza di qualcuno, oppure quando il confronto con qualcuno ci aiuta a comprendere meglio il nostro stato o i nostri bisogni. Da questo punto di vista siamo tutti alternativamente terapeuti e pazienti nella vita quotidiana.
Il bisogno di una psicoterapia strutturata professionalmente nasce quando le relazioni di aiuto naturali non hanno funzionato. La psicoterapia è un aiuto dato con strumenti psicologici e il suo scopo è quello di aiutare il paziente ad attivare le sue risorse e a non aver più bisogno del terapeuta.
La psicoterapia non è l’applicazione di una tecnica su qualcuno, non si fa sul paziente ma con il paziente, quindi presuppone l’impegno del paziente nella relazione terapeutica e una condivisione di percorsi e obiettivi. Essa può essere richiesta direttamente della persona che sta male o indirettamente a volte da chi sta vicino a chi sta male e non riesce a chiedere aiuto (o perché non può farlo perché piccolo o perché ha perso il contatto con la realtà e sta manifestando un disturbo psicotico).

Quanto dura? Il lavoro terapeutico deve essere inteso come un percorso a medio-lungo termine e consiste nell’aiutare la persona a prendere coscienza dei suoi condizionamenti in modo che possa scegliere in maniera consapevole se continuare a adottare quei comportamenti poco funzionali.

La psicoterapia considera il dolore come il segnale di qualcosa d’importante che sta accadendo dentro e intorno a noi, da comprenderlo per poterlo gestire o allontanare.
Pensiamo al dolore dei denti: è sicuramente sgradevole ma se la carie non provocasse dolore non verrebbe curata e verrebbe perso il dente. Allo stesso modo, il dolore psichico, segnala l’esistenza di un problema che chiede di essere compreso e affrontato.
La sofferenza non è malattia ma una condizione umana; possiamo parlare di malattia quando le persone sfuggono dal dolore in situazioni in cui è invece naturale, logico, umano che soffrano. Spesso sfuggono da esso perché incapaci di vederlo e viverlo, a volte aiutandosi con sostanze, legali o illegali.
Bisognerebbe considerare i comportamenti inadeguati come una manifestazione di una incapacità di fare meglio: chi è descritto come depresso, alcolista, iperattivo non ha alcuna voglia di esserlo, il funzionare male non è divertente neanche quando appare tale all’esterno. Lo è ancora meno esser trattati male a causa di questo funzionamento.

Quindi, quando vogliamo aiutare qualcuno, la domanda che dobbiamo porci non è “cos’ha?” ma “cosa gli sta succedendo?” Se ci soffermiamo sulla malattia difficilmente incontreremo la persona!

La Psicoterapia cambia il cervello
E’ stato scoperto dalle osservazioni condotte con Risonanza Magnetica Funzionale (fRMI), una tecnica di osservazione delle aree del cervello attive in determinate circostanze o attività (leggere, parlare, ascoltare, ricordare, fare sesso, ecc) che la psicoterapia agisce sul cervello modificandolo.
Secondo gli esperti, la psicoterapia è in grado di modificare l'attivazione di aree cerebrali specifiche in modo tale che l'individuo possa gestire meglio emozioni negative quali ansia, panico, depressione, paura” (da La Stampa del 23/09/2009).
Questa tecnica di indagine (fRMI) ha, quindi, evidenziato che, per esempio, pazienti sofferenti per fobie, ansia o stati depressivi più o meno gravi presentavano, dopo essersi sottoposti per qualche mese ad un ciclo di incontri con uno psicoterapeuta, i livelli di attivazione delle aree cerebrali interessate nel disturbo specifico del tutto vicine alla norma, come se avessero assunto dei farmaci.
Ecco un esempio maggiormente esplicativo: “C’è un uomo che ha paura dei ragni. Ne ha uno davanti. La fotografia del suo cervello mostra che una parte - l’area pre-frontale laterale destra - si attiva, stimolata dalla sua paura. Qualche tempo dopo lo stesso individuo non ha più alcuna reazione. Guarda un ragno, eppure reagisce in modo «normale», come quello di chi non è assalito da impulsi di terrore” (da La Stampa del 23/09/2009). In questo caso specifico è chiaro ed evidente che il cervello della persona si è modificato.
Questo ci conferma che psiche e corpo sono collegati e possono influenzarsi a vicenda.

La scelta dello psicologo psicoterapeuta
Esistono molte scuole di psicoterapie: c’è la psicoterapia sistemica-familiare quella ericksoniana, comportamentale, cognitiva, ecc. ma nella pratica il modo di condurre una psicoterapia è molto simile. Ci sono due elementi che le accomunano: il primo è la costruzione di un rapporto di empatia, importante e significativo tra terapeuta e paziente, il secondo è la capacità di mettere il paziente di fronte a quei suoi comportamenti e pensieri che abbiano meno corrispondenza con il principio di realtà (sempre con grande rispetto per i motivi profondi che li determinano).
Come inizio la ricerca? Innanzitutto è importante accertarsi che lo psicologo sia iscritto all’albo; l’Ordine degli Psicologi (www.psy.it) pubblica l’elenco di tutti gli iscritti all’albo, divisi per regioni e città: assicurarvi che il vostro psicologo sia iscritto è una garanzia e una tutela per voi. Potete partire da qui per poi approfondire con una telefonata, domandando in giro o cercando su internet qualche informazione in più.
Come continuo la ricerca? Chiedete a qualcuno di fiducia, come il vostro medico o un amico che abbia scelto di fare una psicoterapia. Come si è trovato? Ha risolto il problema? Ve la consiglierebbe? 
Come mi sono trovato? Dopo il primo incontro chiedetevi “Vi ispira fiducia”? Vi fa una buona impressione? È una persona, dovete valutarla anche come tale, prima che come professionista. La persona mi è sembrata seria e capace? È riuscita a sintonizzarsi con me e le mie problematiche? Se la risposta è affermativa, può essere l’inizio di un buon rapporto di lavoro. 
La relazione terapeutica è il vero motore della terapia ed è importante instaurarne una buona.
Detto questo è importante riconoscere i terapeuti incompetenti o pericolosi: meglio diffidare dai terapeuti che la fanno troppo facile, da quelli che tendono a prendere decisioni che devono essere presi dai pazienti; da quelli troppo seduttivi che hanno un bisogno eccessivo di approvazione. Quelli sui quali ci si rende conto che dopo un periodo ragionevole, non stanno aiutando. 

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