Non c’è mai stato un
bambino così adorabile
che sua madre non sia stata felice di mettere
a dormire
(Ralph Waldo Emerson)
Edoardo, un bambino di quattro anni, dorme da sempre nel lettone con i
suoi genitori: sì è abituato all’odore della sua mamma e il suo sonno è sereno
solo quando sta con lei. La culla per lui, invece è scomoda, certamente più
spaziosa ma meno accogliente, il cuscino non è né familiare né profumato e non
riesce ad addormentarsi oppure si risveglia facilmente al minino rumore. Le
braccia della mamma invece sono magiche, è sufficiente che lei gli sorrida e lo
coccoli affinché lui si addormenti velocemente; e se si svegliasse durante la
notte, basterebbe poco per accertarsi che lei è li vicino e che può proteggerlo
dai fantasmi del buio.
Anche la sua mamma, Angela, è serena quando lo tiene tra le sue braccia.
Tutto il giorno è impegnata, sempre di
corsa e non ha il tempo che vorrebbe per dedicarsi a lui. Inoltre, Edoardo a
volte è nervoso e capriccioso e lei spesso si sente in colpa, pensa di non
essere una madre abbastanza brava e presente perché ha “scelto” anche di
lavorare! La sera è l’unico momento in cui può “spupazzare” suo figlio senza
guardare l’orologio e pensare al lavoro, alla casa e alla spesa. E allora, ne
approfitta, lo tiene stretto a sé e si chiede, “che male può fare tenerlo con me
durante la notte?”
Arriva l’estate e fa caldo; sia
Angela che suo marito Marco, iniziano a
non riposare bene, si svegliano spesso, non possono muoversi come vorrebbero, per
non parlare della loro intimità, diventata ormai ridotta e fugace. Da quando
sono diventati genitori, non riescono più a ritagliarsi un po’ di tempo solo
per loro due, come ad esempio una cena
tranquilla o un film, cose semplici insomma ma ormai impensabili!
Il tempo passa, Edoardo sta crescendo e ha paura del buio. In alcuni
periodi, quando è più irrequieto, ha persino il timore di muoversi in casa da
solo. Spesso Marco deve accompagnarlo in bagno e accendere la luce, ma a niente
servono le sue parole di rassicurazione e incoraggiamento; l’unico modo efficace
e quello di stare con lui. Edoardo è sempre attaccato a uno di loro.
Questa è una storia come tante, in
cui viene narrata la difficoltà di un bambino di “separarsi” da mamma e da papà
e la difficoltà dei suoi genitori di
rassicurare il loro figlio nonostante impieghino tanta pazienza ed energie.
I primi anni di vita
A partire dai primi anni di vita è
importante che il bambino inizi a dormire nella culla: si tratta di un
passaggio al quale protesterà con irrequietezza e pianto e se la madre (o il padre), lo prenderà in braccio
non appena inizierà e reclamare maggiori attenzioni, non farà altro che
rafforzare il lui la sensazione che solo in braccio si possa stare bene. Metterlo
nella culla, rassicurarlo, magari cantandogli anche una ninna nanna, sarà a lungo
termine una strategia molto più efficace. Certo, è più facile a dirsi che a
farlo! Sarà necessario lasciarlo lamentarsi per un po’ o a volte piangere, e
saranno proprio quei momenti in cui i genitori, “attanagliati dai sensi di
colpa” dovranno “dimostrarsi convinti”, restandogli vicino. In questo modo si
manderà il messaggio che la culla è un posto sicuro e il bambino potrà rafforzare
il suo senso di sé e adottare delle strategie per consolarsi da solo.
Ad esempio, alcuni bambini tendono a succhiarsi il pollice, altri a toccarsi i capelli, altri ancora si attaccano a qualche oggetto. Ovviamente, ci saranno tanti altri momenti in cui i genitori dovranno prenderlo in braccio e consolarlo per poi rimetterlo in culla.
Ad esempio, alcuni bambini tendono a succhiarsi il pollice, altri a toccarsi i capelli, altri ancora si attaccano a qualche oggetto. Ovviamente, ci saranno tanti altri momenti in cui i genitori dovranno prenderlo in braccio e consolarlo per poi rimetterlo in culla.
Winnicott, psicanalista e pediatra
inglese, sosteneva che la madre “sufficientemente buona” è quella madre imperfetta
ma affettivamente presente, che si adatta ai bisogni del bambino, dosando
opportunamente il livello di frustrazione. Una donna autentica che con
ansie, preoccupazioni, stanchezza e sensi di colpa è in grado di trasmettere
sicurezza e amore. “La madre sufficientemente buona comincia con un adattamento
quasi completo ai bisogni del suo bambino e via via che il tempo procede vi si
adatta gradualmente meno a seconda della capacità crescente che il bambino ha
di fronte al suo venir meno”(1974); in questo modo lo aiuterà a sviluppare le proprie risorse interne.
Quando la culla comincia a diventare
troppo piccola, è fondamentale iniziare a “preparare la cameretta”,
coinvolgendo il bambino, magari scegliendo i colori che piacciono a lui o
sistemando insieme l’angolo dei giocattoli. La cameretta dovrà essere il suo “spazio
privato”, colorato e accogliente, pertanto, iniziare a giocare lì dentro, sia di
giorno che di sera, sarà un modo per creare un senso di familiarità.
Il passaggio nel lettino sarà comunque
difficile per entrambi. Molte volte sarà più dura per i genitori che sentiranno
la sua mancanza e avranno il bisogno di andare a controllare durante la notte
che dorma sereno e beato. Anche per il bambino, all’inizio, sarà faticoso ritrovarsi da solo in una stanza nuova, al buio senza la sua mamma e il suo
papà; penserà che la cameretta sia pericolosa, che ci siano i mostri nascosti
nell’armadio e tenterà di ritornare nel lettone.
E se già la separazione è stata
dolorosa per mamma e papà, figuriamoci come possano sentirsi al solo pensiero
di rimandare il loro bambino in cameretta ora che ha paura e che piange. Con
molte probabilità gli consentiranno di dormire nel letto dicendogli “solo per
oggi”, ma il bambino, che avrà paura anche il giorno dopo, ci riproverà.
Ma cosa comporta per una bambino dormire nel lettone con mamma e papà?
Il genitore che consente a un bambino
di dormire nel lettone gli impedisce, senza rendersene conto, di farlo
diventare autonomo, di fargli sperimentare delle strategie per cavarsela da
solo. Se il bambino teme che nella sua camera ci siano i mostri allora è
importante che impari a sconfiggere la sua paura affinché acquisisca forza e
fiducia in se stesso. Sarà indispensabile, allora, accogliere l’angoscia del
bambino, rassicurarlo sulle sue paure e riaccompagnarlo nel suo letto,
restandogli accanto per un po’.
Winnicott sosteneva che la capacità
di essere soli è un fenomeno strettamente legato alla maturità affettiva, dove
l’ambiente che lo sostiene viene gradualmente introiettato e strutturato nella
personalità dell’individuo.
Suggerimenti
Una buona abitudine, che rende
piacevole il passaggio nella cameretta, consiste nella lettura delle favole
appena messi a letto. È utile che siano entrambi i genitori a leggerle, magari
alternandosi a seconda dei giorni. Il momento della nanna diventerà, in questa
maniera, un momento unico che con molte probabilità costituirà uno dei migliori
ricordi della relazione con i propri genitori. Inoltre, le favole consentono di
affrontare tematiche riguardanti la crescita e diventano un ottimo strumento
per la loro gestione emotiva.
Il bambino, potrà superare la sua
paura solo affrontandola e lentamente imparerà che il sonno è una specie di
viaggio e che al suo ritorno, i suoi genitori saranno lì ad aspettarlo; diventerà
un bambino più sicuro e questo si rifletterà su altri aspetti del suo
comportamento.
Per approfondire l’argomento leggi
anche:
PROPOSTE PER LA LETTURA
“Il gufo che aveva paura del buio” di Jill Tomlinson
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