Uno
dei vissuti più frequenti narrati in terapia è la solitudine: un
vissuto profondo legato alla sensazione di vuoto e freddo del corpo. È
come un'ombra sempre presente che si allarga e cambia forma senza andare
via.
Essa è sempre collegata alla storia di un bambino che non si è sentito amato o sostenuto come avrebbe voluto.
Ciò
non vuol dire che abbia avuto dei cattivi genitori ma che le
circostanze familiari (trasferimenti, lutti, malattie, litigi
familiari, la nascita dei fratelli, problemi economici ecc.) gli hanno
impedito di crescere serenamente lasciando il segno di alcune ferite
emotive.
Le cose purtroppo accadono e gli adulti non possono controllare tutto!
È
importante, però, poter comprendere la propria solitudine, connetterla
con la propria storia, accoglierla; questa è la condizione necessaria
affinché, una volta adulti, si possano "riparare le ferite", attivare
le proprie risorse, reinventarsi degli spazi di ricarica, instaurare dei
rapporti equilibrati.
Solo percorrendo questa strada si può scoprire
che "Stare da soli è diverso dal sentirsi soli" e che stando da soli è
possibile persino sentirsi liberi e sereni.
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