venerdì 17 ottobre 2014

“Tra genitori e figli non si divorzia mai”: come gestire la separazione







La scelta della separazione rappresenta la convinzione che la crisi di coppia non sia più risolvibile, essa infatti avviene generalmente dopo lunghi periodi di crisi e conflitti. Ciò nonostante è inevitabilmente un evento estremamente doloroso e faticoso per tutti i membri della famiglia. Da una parte, i coniugi devono elaborare il fallimento di un progetto di vita comune, gestire la rabbia, la delusione, l’amarezza relative alla chiusura del loro rapporto; il più delle volte, devono affrontare un braccio di ferro riguardante le questioni economiche e pratiche, e soprattutto gestire con i figli tutti questi cambiamenti! Dall’altra parte, ci sono i bambini: per loro, questo periodo è caratterizzato principalmente dalla paura di perdere entrambi i genitori, di essere abbandonati, di non ricevere più affetto nel momento del bisogno. Infine, non bisogna dimenticare, che nel processo della separazione, sono coinvolti tutti i membri della famiglia allargata (nonni, zii ecc..) che si relazionano con i coniugi che si stanno separando e con i loro figli.
La separazione è un processo caratterizzato da sentimenti di destabilizzazione e perdita che durano nel tempo: in genere sono necessari circa due anni per elaborare tutti i vissuti collegati ad esso. Tuttavia, non è la separazione in sé a creare eventuali problemi, ma il modo in cui questa viene affrontata dagli adulti: se vissuti in modo altamente conflittuale creano un clima di instabilità e insicurezza delle relazioni e influenzano profondamente lo sviluppo evolutivo dei figli. Viceversa, se i genitori collaborano tra loro in un clima civile, aiutano i figli ad avere uno sviluppo emotivo sereno ed evitano tensioni causate dal conflitto di lealtà, che inevitabilmente si trovano a vivere in tali situazioni. 
Non bisogna dimenticare che il legame con entrambi i genitori è importante affinché il bambino si senta parte di due storie; i legami che nascono all'interno di una famiglia costituiscono «la base su cui si forma e si sviluppa la parte emotiva dei singoli individui», per questo la serenità di una persona dipende dal tipo di relazioni che ha instaurato all'interno della propria famiglia e dal modo in cui ha imparato ad affrontare situazioni difficili e a gestire il dolore. 

Come spiegare il divorzio ai bambini

Se i bambini non sono stati preparati alla separazione è più facile che soffrano per la paura di essere abbandonati. Per prevenire implicazioni rispetto allo sviluppo psicologico dei figli, mamma e papà dovrebbero:
Spiegare al bambino cosa deve aspettarsi: in genere gli adulti non parlano della separazione perché non sanno cosa dire o per paura di fare male al bambino; è necessario invece spiegare che stanno per divorziare, che non vivranno più assieme. Gli adulti devono parlarne non appena hanno preso una decisione definitiva e meglio ancora se lo fanno congiuntamente perché comunicano implicitamente che mamma e papà continuano a collaborare per il bene dei figli. Inoltre è importante prepararli almeno una settimana prima, in modo che il bambino abbia il tempo di capire cosa sta succedendo. 
Assicurare al bambino che l’affetto tra genitore e figlio è saldo e che la loro relazione è importante per entrambi: gli adulti devono rassicurarlo ripetutamente del fatto che nessuno dei due lo abbandonerà. I genitori devono ricordarsi che questi argomenti andranno ridiscussi molte volte e che i bambini faranno le stesse domande.

È fondamentale assicurare al bambino contatti frequenti con il genitore che è andato via da casa, fin dal primo giorno, telefonargli o vederlo tutti i giorni almeno per le prime due settimane, e in seguito fissare i giorni delle visite con precisione in modo che il bambino non viva nell’incertezza.  I bambini hanno un concetto di tempo limitato, cioè legato al presente, non sono capaci di proiettarsi nel futuro, pertanto non riescono a comprendere pienamente frasi del tipo “Ci vediamo tra una settimana” e di conseguenza non ne vengono tranquillizzati.
In seguito ad una separazione i bambini diventano molto ansiosi e uno dei modi che usano per superare l’ansia è negare la realtà e cercare di far stare insieme i genitori. A volte il loro desiderio di riunificazione è così forte che può continuare anche dopo che i genitori si sono risposati e hanno avuto altri figli. Per aiutare i bambini a capire che il matrimonio è proprio finito, i genitori devono:
Affermare con fermezza che la decisione è definitiva e che il bambino non ha alcun potere di cambiarla.
Sottolineare che la decisione di separarsi è una decisione da adulti e che i bambini non la possono cambiare perché non rientra nei loro compiti. Un modo efficace può essere evidenziare le differenze e i confini tra il mondo dei grandi e il mondo dei piccoli.

Molti bambini si sentono spesso responsabili del divorzio dei propri genitori e si addossano la colpa. Questo modo di pensare è normale soprattutto per i più piccoli: essi si sentono responsabili anche per eventi che non possono controllare come la morte di un genitore o la rottura del legame tra i coniugi. I genitori devono rassicurarli e spiegare che le loro convinzioni sono infondate. 
Un’altra situazione che può accrescere l’ansia è lo spostamento settimanale tra una casa e l’altra: i bambini sperimentano facilmente un conflitto di fedeltà e l’allontanamento da casa per raggiungere l’altro genitore può creare ansie e sensi di colpa verso il genitore dal quale ci si allontana. La soluzione quindi non è farlo dormire sempre nella stessa casa ma rassicurarlo sul fatto che mamma e papà continuano continuano a volergli bene anche se vivono in case separate.  
È frequente anche che i bambini manifestino rabbia verso il genitore che è andato via da casa e che si leghino maggiormente a quello rimasto. Pur essendo una reazione comprensibile da parte del bambino, è importante fare attenzione a non rispondere con frustrazione o rabbia per non dare origine a circoli viziosi che aumentino i conflitti con lui.

In che modo i figli manifestano il disagio della separazione?

Il modo in cui i figli manifestano il disagio dovuto alla separazione dipende dalla fase evolutiva nella quale si trovano.

Prima infanzia (0-5 anni)

Nella prima infanzia, la qualità emergente della figura genitoriale è la funzione di accudimento e protezione. In questa fase il bambino può comunicare il suo stato di allarme e paura attraverso regressioni (piccoli passi indietro rispetto alle acquisizioni dello sviluppo) che hanno lo scopo di richiamare la figura adulta significativa. Ad esempio, il bambino bagna il letto, si succhia il pollice, ha paura del buio, ha incubi. È fondamentale pertanto che l’adulto lo rassicuri sul fatto che la relazione con lui è salda, nonostante mamma e papà abbiano deciso di separarsi.

Seconda infanzia (6-10 anni)

La seconda infanzia è caratterizzata principalmente dalla scolarizzazione e dalla partecipazione del bambino in situazioni di gruppo, dalla condivisione di regole di comportamento. La figura genitoriale rappresenta la bussola per l’esplorazione del mondo, il modello da seguire. Pertanto la crisi del rapporto con la figura adulta può produrre un’insicurezza sul suo ruolo di guida. La separazione dei genitori in alcuni bambini di quest’età viene vissuta con un senso di vergogna nei confronti dei coetanei, sentimenti di inferiorità, ritiro e atteggiamenti aggressivi. I bambini possono essere preoccupati o depressi, mostrano più aggressività, rabbia, si sentono rifiutati dal genitore assente e possono diminuire le performance scolastiche.

Preadolescenza (11-13 anni) e Adolescenza (14-18 anni)

Nell’affrontare la ridefinizione della propria identità, sostenuta dalle trasformazioni somatiche iniziate nel periodo della preadolescenza, l’adolescente va alla ricerca di una ridefinizione del rapporto con le proprie figure genitoriali. Questa processo diventa ancora più difficile quando il ragazzo deve confrontarsi con i suoi genitori in difficoltà. In questa fase possono manifestare un decremento dell’autostima, la loro rabbia e confusione può portarli ad avere problemi relazionali e comportamenti devianti.

Giovinezza (19 anni in poi)

In questa fase, il giovane è impegnato con l’esperienza dello svincolo che consiste nella costruzione di una rete sociale autonoma e di prime esperienze di allontanamento dal nucleo familiare e costruzione del proprio rapporto di coppia. La separazione dei genitori può determinare una minaccia al senso di appartenenza familiare con conseguente blocco o rallentamento dell’allontanamento o in casi contrari un’accelerazione (simile a una fuga). 


Il Divorzio nonostante venga vissuto molto spesso come un fallimento dei propri progetti di vita, in molte situazioni, rappresenta un passo coraggioso verso una nuova esistenza. Tuttavia, in presenza di situazioni così complesse e difficili come quelle della separazione coniugale è necessario tutelare il minore e questo comporta aiutare i genitori in difficoltà. Esistono diversi strumenti di “sostegno psicologico”: si può lavorare con l’intera famiglia, o con la coppia che si sta separando, o ancora con i singoli genitori. In ogni caso sarà lo psicologo individuato dalla coppia a stabilire con la coppia stessa gli strumenti di intervento più adatti alla situazione specifica.  


2 commenti:

  1. Purtroppo, in tantissime circostanze, i partner che si separano non riescono a preservare le loro funzioni genitoriali (soprattutto in quei casi in cui alla base stessa della separazione vi sono dissidi legati all'accudimento e all'educazione dei figli). Questo dato frequentemente espone i bambini ai sensi di colpa e alle frustrazioni: nei casi peggiori (quelli in cui divengono palese oggetto di strumentalizzazione) alcuni di loro sviluppano idee negative su se stessi, convinzioni (di essere cattivo e di non meritare una famiglia unita) che minano alla base l'autostima. Trovo sempre molto utile, nell'ottica della prevenzione primaria, trattare queste tematiche, soprattutto quando, come in questo articolo, il taglio è molto pragmatico e il linguaggio accessibile anche per i "non addetti ai lavori". Con stima.

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  2. Credo sia necessario lavorare nell'ottica della prevenzione primaria soprattutto riguardo a temi come la separazione o i lutti; non si è mai pronti ad affrontare eventi come questi ma almeno, ci auguriamo, di "limitare i danni" attraverso l'informazione.

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