DACCI UN TAGLIO è un film Netflix del 2018, diretto da Haifaa Al Mansour, che ho iniziato a vedere dopo essere stata “folgorata” da una scena del trailer.
E’ una commedia leggera che offre, allo stesso tempo, molti spunti di riflessione su alcune importanti tematiche psicologiche.
La protagonista, la bella Violet, sembra che abbia tutto quello che ha sempre desiderato: la bellezza, una carriera importante, una relazione con un medico avvenente; ma ad un certo punto, quasi per effetto domino, tutte le sue certezze iniziano a frantumarsi. Il punto di rottura (la mancata proposta di matrimonio da parte del suo uomo nel giorno del suo compleanno) porta a galla tutte le sue fragilità, costringendola a destrutturare il suo mondo e a mettersi in ascolto (profondo e doloroso) dei suoi reali bisogni, al di là delle aspettative sociali.
In questo film, i capelli della protagonista, sono una metafora della sua ricerca esasperata della perfezione: Violet non si mostra mai spettinata, nemmeno a letto, e questo comporta un dispendio di energie emotive di cui non si rende conto; dover essere perfette equivale a non poter mostrarsi vulnerabile nemmeno nelle relazioni più intime, non poter essere mai sé stessa per il timore di non essere all’altezza, di deludere gli altri, in poche parole, per il timore di non essere amate.
Gli attori, con la loro simpatia, ci mostrano alcuni condizionamenti familiari: i messaggi espliciti ed impliciti veicolati attraverso il tipo di educazione, le aspettative e i sacrifici genitoriali che inevitabilmente lasciano un segno nella vita dei figli. Emblematica è la scena in cui la madre stira accuratamente i capelli alla sua bambina (“da quando ero bambina i capelli erano la cosa più importante, dovevo essere sempre in ordine, solo allora ero perfetta”).
Violet cresce così, imparando un modo di fare e un modo di essere: “quello che gli uomini vogliono”.
Il film, in realtà, porta alla luce il vissuto di inadeguatezza di alcune donne afro-americane che cercano di adeguarsi agli standard estetici delle donne bianche, al punto da nascondere di avere i capelli ricci. Infatti, la madre di Violet, che da piccola veniva presa in giro per i suoi capelli, investe il suo tempo di mamma per rendere impeccabili quelli della figlia, al punto da vietarle di fare il bagno in piscina per il timore che anche lei possa essere derisa.
La commedia riguarda, però, tutte le donne e in particolare quelle occidentali, per le quali l’apparenza, l’immagine sono fondamentali; non è un caso che Violet lavori in un'azienda pubblicitaria che si occupa di prodotti di bellezza.
IL CAMBIAMENTO
La scena che, come detto all’inizio, mi ha folgorata, è quella in cui Violet si rasa i capelli; è un momento molto intenso, durante il quale, esplodono sul volto della protagonista diverse emozioni: l’esasperazione, il sollievo, la paura del cambiamento, la sensazione di libertà, lacrime di gioia e di dolore. È una scena che non ha bisogno di parole per coinvolgere lo spettatore e per spiegare quanto i cambiamenti importanti siano pregni di ambivalenze, di paure, di speranze, e di sofferenza.
Infine, le parole del padre “tu credi di averlo fatto in un impeto improvviso, io credo sia un punto di arrivo” riabilitano il gesto della figlia, restituendo un significato profondo a quella che sembrava una “crisi emotiva”.
Ma, in fin dei conti, cos’è una crisi se non l’inizio di un cambiamento? E infatti Violet “si ritrova”: “avendo potuto mettere da parte la vanità ho potuto concentrarmi su altre cose di me stessa”.